Alla scopera della Biblioterapia

La Biblioterapia è una disciplina delle quale si parla poco ma che ha origini che possiamo definire storiche. Legata al mondo del libro e quindi anche delle biblioteche, viene definita come l’utilizzo creativo e ragionato dei libri per raggiungere obiettivi grazie alla guida o l’intervento di un facilitatore.

In Italia esiste un master di I livello erogato dall’Univeristà degli Studi di Verona ed è possibile trovare un buon numero di testi che permettono di approfondire il tema. Un sito di riferimento è sicuramente quello di Marco Dalla Valle e si chiama biblioterapiaitaliana.com.

Negli ultimi anni, la biblioterapia sta suscitando un crescente interesse anche in ambito bibliotecario. Questa disciplina utilizza la lettura — e più in generale il contatto con testi narrativi, poetici o saggistici — come strumento di sostegno emotivo, riflessione personale e crescita interiore.

Il termine nasce negli Stati Uniti negli anni ’30, ma l’idea è antica: già nelle biblioteche dell’antica Grecia si parlava di “luogo di cura dell’anima”. Oggi, la biblioterapia si declina in due forme principali:
Clinica: condotta da psicologi o terapeuti, integrata in percorsi di cura.
Di sviluppo o crescita personale: guidata da professionisti della lettura (tra cui bibliotecari formati), rivolta a gruppi o singoli in contesti non sanitari, come scuole, centri culturali o biblioteche.

Per i bibliotecari, la biblioterapia non significa “fare terapia” in senso medico ma facilitare incontri con i libri per favorire il dialogo, l’espressione di sé e la condivisione di esperienze. Un’attività di lettura ad alta voce, un gruppo di lettura tematico o una bibliografia ragionata su argomenti legati alla vita quotidiana possono diventare esperienze biblioterapiche.

Per approcciarsi all’argomento seguono alcuni testi:

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